Tra i 12 ed i 15 milioni di italiani, tra novembre ed aprile, saranno costretti a passare mediamente una settimana, a letto, colpiti dall’influenza di stagione. Ovviamente, come sostengono gli esperti, tutto dipenderà dalle condizioni meteo, perché se l’inverno sarà più freddo e lungo, allora il numero degli “allettati” sarà certamente più alto. Il virus dal quale dovremo difenderci in questi mesi sarà l’H1N1 A/Michigan che, comunque, non dovrebbe essere particolarmente aggressivo e che si aggiungerà ai tre della scorsa stagione, ancora in circolazione, H3N2A/Hong Kong, B/Brisbane e B/Phuket. I sintomi influenzali, grosso modo, quelli tradizionali, quindi dolori muscolari, tosse, congestione nasale, nausea, stanchezza e temperatura oltre i 38 gradi. Come difendersi dal contagio? Innanzitutto sarebbe bene seguire i vecchi consigli della nonna: spremute di agrumi, due cucchiai di miele al mattino e poi, siccome prevenire è meglio che curare, è consigliabile evitare di frequentare luoghi chiusi ed affollati. Pensate, per esempio, che un semplice starnuto può sprigionare fino a 40 mila micro gocce che si propagano con una velocità di circa 300 km/h. Ovviamente c’è il vaccino antinfluenzale che ci toglie dall’imbarazzo e dal rischio, perché ci garantisce una copertura immunitaria ed è fortemente consigliabile per anziani, bambini, malati cronici e soggetti affetti da particolari patologie a carico dell’apparato respiratorio. Come ogni anno, saranno in distribuzione a partire dal metà ottobre, a cura delle aziende sanitarie, presso gli ambulatori dei medici di base, oltre che nelle farmacie. Se, poi, siamo destinati a rientrare tra quei 12-15 milioni che si ammaleranno, si raccomanda di non fare gli eroi, quindi anche qui, come diceva la nonna, meglio applicare la regola delle “Tre Elle” (Letto, Latte, Lana), piuttosto che uscire di casa e recarsi in ufficio dove, oltretutto, si rischia di contagiare anche gli altri. Ultima raccomandazione, no all’abuso di antibiotici. Usarli solo se lo stato influenzale persiste oltre i quattro giorni e, in ogni caso, dovrà essere il medico di famiglia a prescriverli.
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