Nell’ambito del convegno “Intelligenza Artificiale: tra realtà aumentata e patrimonio simbolico perduto”, promosso dal Collegio Siciliano di Filosofia, è stato consegnato questa mattina il Premio di Filosofia “Viaggio a Siracusa”. A ricevere l’importante riconoscimento, giunto alla sedicesima edizione, è stato il neuroscienziato Lamberto Maffei, vice presidente dell’Accademia dei Lincei. Davanti alla nutrita platea dell’Urban Center, composta in gran parte da giovani, il prof. Maffei, l’economista Giovanni Vecchi ed il filosofo Umberto Curi si sono confrontati sul complesso tema dell’Intelligenza Artificiale e su come le nuove tecnologie stiano progressivamente cambiando la vita dell’uomo. Ad introdurre e coordinare i lavori sono stati Elio Cappuccio e Roberto Fai, rispettivamente presidente e vice presidente del Collegio Siciliano di Filosofia. “Le tecnologie oggi disponibili” – ha spiegato il vice presidente dell’Accademia dei Lincei – “potrebbero automatizzare circa il 45% delle attività svolte da persone e quasi il 60% del lavoro potrebbe prendere almeno una quota del 30% di automazione delle proprie attività lavorative. Questi strumenti hanno influenzato prima timidamente e poi in maniera più aggressiva la mente umana generando fenomeni collaterali come l’occlusione del cervello”. In altre parole, di fronte ai numerosi stimoli il nostro cervello non risponde più e, paradossalmente, soprattutto tra i giovani sia pur iperconnessi, si rischia a solitudine. L’Intelligenza Artificiale” – ha detto ancora il prof. Maffei – “trasferisce l’autorità del cervello all’algoritmo, compresa la libertà di scegliere e di pensare e può rendere l’uomo irrilevante in quanto sostituibile con algoritmi. Essa dà la libertà di esprimere quello che si vuole ma interferisce e blocca la libertà di pensiero”. Il prof. Vecchi ha, invece, sottolineato quanto scienza e tecnologia possano accrescere il benessere economico. “La tecnologia offre opportunità, ma tali opportunità per essere colte richiedono social capability, ovvero l’adattabilità della società, delle sue istituzioni e dei suoi cittadini”. La relazione conclusiva del convegno è stata affidata al filosofo Umberto Curi il quale, partendo dalle radici etimologiche del termine e da un’esplorazione a ritroso della cultura greca classica, ha provato a dare una definizione del concetto di intelligenza.”L’impiego tecnologico della scienza e la trasformazione dei processi produttivi è ambigua, duplice: da un lato” – ha spiegato – “crea nuove condizioni di schiavitù per il lavoratore, appendice cosciente della macchina (è la macchina a usare l’operaio e non il contrario); dall’altro, però, la trasformazione tecnologica pone le premesse per una liberazione del lavoro e per una liberazione dal lavoro”. Alla studentessa Sara Campisi, dell’Università di Bologna, è stato consegnato il premio per la tesi di laurea.
(foto Sebastiano Grimaldi – da sinistra U. Curi, R. Fai, G. Vecchi, E. Cappuccio, L. Maffei)