Catania. Mons. Renna: vivere e morire per l’amore di Cristo e per la giustizia degli uomini

Il 21 maggio 2022 è stata, certamente, una giornata storica per i devoti catanesi, e per la città più in generale, perché, per la prima volta, il busto reliquario di Sant’Agata è uscito dal sacello nel periodo della Pasqua, per concedersi ai fedeli.  Una promessa che risale allo scorso febbraio quando, per il secondo anno consecutivo, le restrizioni anti covid non hanno permesso lo svolgimento delle processioni, e che, adesso, si è concretizzata.

Un pellegrinaggio iniziato di buon mattino,  con i devoti che, in maniera composta, si sono messi in fila, attendendo il proprio turno per entrare in Cattedrale, sostare qualche minuto dinnanzi alla Vergine e Martire ed avviarsi verso l’uscita.

Una fila ordinata ed ininterrotta che è andata avanti fino alle 18 quando, la Cattedrale è stata chiusa per le operazioni di sanificazione poi, alle 20, il momento conclusivo della giornata: la Solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo, Mons. Luigi Renna, e concelebrata dall’arcivescovo emerito, mons. Salvatore Gristina.

E per Mons. Renna, che si è insediato il 19 febbraio scorso, si è trattato della prima volta davanti all’antico sacello di Sant’Agata, come lui stesso ha detto nell’omelia, definendosi “pellegrino con voi” e ringraziando il Signore “per aver potuto vivere il pellegrinaggio al  busto reliquiario in cui l’effigie della Santa sembra riflettere, con il suo sguardo luminoso, la luce di Cristo risorto, causa e modello di ogni martirio”.

Soffermandosi sul martirio, l’arcivescovo ha ricordato che martiri devono essere considerati anche coloro che “hanno dato la vita per la giustizia e la legalità, che sono le forme in cui le virtù umane e cristiane vengono vissute nella società e nello Stato”.

Il riferimento è alle vittime delle stragi di mafia del 1992, quindi, ai giudici Falcone e Borsellino, agli uomini e alle donne delle loro scorte, ma anche a don Pino Puglisi ed ai tanti uomini delle Istituzioni che hanno sacrificato la loro stessa vita nel nome degli ideali di Legalità e Giustizia.

“La violenza che uccise Sant’Agata in odio alla sua fede” – ha detto – “la cieca violenza che ha fatto brillare il tritolo a Capaci, sono della stessa matrice che odia i doni di Dio. Ma la potenza della Risurrezione illumina sia i martiri della fede, sia quelli del bene comune, e ci esorta ad essere uomini e donne che vogliono vivere e morire per  l’amore di Cristo e per la giustizia degli uomini, per essere buoni cristiani ed onesti cittadini”.

Tornando alla pandemia, Mons. Luigi Renna ha fatto memoria di tutte le vittime del covid, ricordando quanti, tra sanitari, forze dell’ordine, volontari e persone semplici, hanno fatto enormi sacrifici per il bene della collettività.

“A Sant’Agata chiediamo di non farci dimenticare quella grande lezione che, malgrado tutto, la pandemia è stata. La cosa peggiore che ci potrebbe capitare” – ha sottolineato – “è non aver imparato nulla!”

le autorità che hanno partecipato alla Solenne celebrazione eucaristica

Al termine della Solenne celebrazione eucaristica, sempre con la stessa compostezza che hanno dimostrato per l’intera giornata, i fedeli sono usciti dalla Cattedrale, per permettere la reposizione del busto reliquiario di Sant’Agata nel sacello, in forma strettamente privata.

Un rinnovamento nello spirito che ha coinvolto tutti, dopo un abbraccio con la santa patrona che mancava da due anni e, nei cuori di tutti, l’attesa di poterla riabbracciare in agosto, in occasione dei festeggiamenti estivi che, quest’anno, assumeranno, certamente, un significato ancora più profondo.

(fotocopertina: l’Omelia di Mons. Luigi Renna)

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