
E’ stato inaugurato, lo scorso 30 settembre, il nuovo anno sociale del Comitato Dante Alighieri di Siracusa, che ha riunito i suoi soci presso la sala refettorio dei Convento dei Frati Cappuccini. E’ stata la presidente Maria Teresa Mangano a presentare il bilancio delle attività svolte e ad annunciare il programma che la Dante intende attuare nel corso nel nuovo anno sociale.
Un programma piuttosto nutrito, che spazia dalle presentazioni di libri, alla conferenza a tema, ai confermati corsi PLIDA per il rilascio delle certificazioni di lingua italiana L2, riservati agli stranieri.
Previsti anche i corsi DITALS, organizzati per la formazione degli insegnanti, e un laboratorio di teatro per studenti stranieri, con gli attori del Gruppo VAN.
La serata ha vissuto anche piacevoli momenti di intrattenimento musicale, con i “Celadon Project”, gruppo composto da quattro giovani e promettenti musicisti, che hanno proposto un concerto ricco di sonorità delicate a tratti sensuali, con incisi ritmicamente sostenuti, su uno sfondo di samba e milonga.

Stefano Vivaldini (chitarra), Arianna Groppi (flauto), Anna Montemagni (violoncello), e Roberta Gennuso (chitarra), questi i nomi dei quattro musicisti, hanno presentato musiche di Pujol, Astor Piazzolla e una Suite, “A Malina”, composta dallo stesso Stefano Vivaldini.
Si tratta di una composizione costituita da 4 brevi bozzetti sonori, che si agganciavano al testo letterario letto, a turno, dai musicisti.
L’esibizione si è conclusa con una tarantella tratta da una trascrizione ad orecchio di melodie siciliane, realizzata da un musicologo del ‘700 e recuperata da un manoscritto originale conservato a Berlino.

Al termine del concerto, ci siamo intrattenuti con il leader dei “Celadon Project”, Stefano Vivaldini, al quale abbiamo posto alcune domande
Da cosa nasce la tua ultima opera “A Malina: una samba lenta”?
L’opera nasce da un breve racconto surreale che ho scritto anni fa. In questo racconto Malina e tre suoi amici si ritrovano in luoghi immaginari simbolo di atteggiamenti che persone diverse hanno nell’affrontare il quotidiano.
Con la musica ho ricreato degli ambienti sonori partendo dai personaggi, dai loro stati d’animo per poi descrivere ciò che gli stava intorno. Malina se ne sta nell’angolo di una piazza e chiudendo gli occhi sente i tacchi dei passanti sbattere sulle pietre e questo “ritmo sottile” crea una samba lenta su cui la sua anima balla.
La risvegliano dall’incanto gli amici che arrivano, uno per volta, la portano per le vie della città, in una foresta e in una casa senza porte né finestre perché erano scappati tutti. Malina si spoglia di tutto e in una stanza da cui si vede il mare all’alba, a mezzogiorno e al tramonto, trova il suo posto.
Quindi quest’opera si esprime attraverso più forme d’arte?
Si, infatti oltre alla musica e al testo ho anche dipinto dei quadri per ognuno dei quattro movimenti. Questo è il modo in cui preferisco lavorare. Sicuramente il fulcro rimane la musica ma le altre forme d’arte mi aiutano a completare la visione.
Le tue opere nascono sempre da un racconto?
E’ difficile da spiegare per me, tutto in realtà nasce nello stesso momento, da una visione che si esprime in tante forme. Non bisogna pensare che le varie forme siano complementari, sono semplicemente punti di vista diversi e indipendenti sulla stessa visione.
Quali sono le sonorità che ti hanno ispirato?
Ho provato a ricreare le sonorità della samba tradizionale, per questo ho dato una grande importanza alle chitarre, per definire le armonie, come percussioni e affidandogli anche delle importanti parti solistiche.
(fotocopertina: il concerto dei “Celadon Project”)
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