
Tragedia del maggio ’64
Quarantanove anni fa
sei volato via per sempre
e da quel momento in poi
una parte di me non è più mia.
L’Onnipotente ha deciso
di tenerti fra le sue braccia,
lasciando in questo impervio percorso di vita
tua moglie, con un figlio di soli quattro anni da accudire,
a prendersi cura del suo avvenire,
senza fargli sentire la tua mancanza.
Questo figlio che la mamma
ha cresciuto, immagino,
tra mille difficoltà è il frutto
di una lotta continua
che si alternava tra lavoro e famiglia.
Adesso questo tuo figlio
è diventato mio papà,
molto taciturno, e poco incline a battute scherzose;
chissà magari la tua figura tutta la vita
gli mancherà, ma lui a me mai lo dirà.
Dopo tanti anni sono nato io
già fin dall’infanzia sapevo della tragedia
e, guardandola con occhi da bambino,
mi sembrava una storia molto strana,
così come lo è a volte la vita.
Sono cresciuto adesso anch’io
e ti dedico questi fragili versi
che provengono dal cuore mio.
Purtroppo non ero Dio
ma se a comandare fossi stato io
tu saresti ancora quà anziché nell’aldilà.
(Giovanni Gulino)
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