
“Me no cha”, che tradotto in italiano, significa “io non parlo”, è il titolo del nuovo brano che Mos GhettoBaby, artista gambiano, da otto anni a Catania, dedica ai suoi fans.
Ancora una volta, dunque, Mos si conferma la voce del ghetto per i suoi fratelli ed è proprio nell’interiorità di ciascuno di loro che l’artista scava, ricordando le radici ed i legami resilienti. Tra le strofe si ripete “Mama don’t cry”: un incoraggiamento per tutte quelle madri africane che piangono il distacco dai loro figli, impegnati in un viaggio fatto di rischi e di incertezze.
E il giovane, approdato nel 2016 in Sicilia ancora minorenne, conosce tutto il peso di queste parole e il rumore di certe emozioni che attraversano il cuore. Legati dalle stesse origini e dallo stesso destino, approdano sull’isola dove ad attenderli sono nuove sfide e persone, non sempre piacevoli.
“Voglio fare capire ai miei rivali (i rapper) che io non parlo” – dice – “io comunico solo con i miei fratelli”.
Un altro punto cardine della canzone è racchiuso nelle onomatopee. Il suono “pa pa pa” viene interpretato come un flashback, dove diventano protagonisti i ricordi della Libia e della cosiddetta “war zone”, zona di guerra… Ma questo appartiene ormai al passato. Infatti, l’artista si rivolge alle madri dicendo loro che non devono più piangere perché adesso i loro figli “sono safe”, sono al sicuro.
Il ghetto è famiglia, sebbene non costituita da legami di sangue. Ed è proprio nell’interiorità di ciascuno di loro che Mos scava. Il pensiero va alle radici, ai legami resilienti.
Tra le strofe si ripete “Mama don’t cry”: un incoraggiamento per tutte quelle madri africane che piangono il distacco dai loro figli, impegnati in un viaggio fatto di rischi e di incertezze. E il giovane, approdato nel 2016 in Sicilia ancora minorenne, conosce tutto il peso di queste parole e il rumore di certe emozioni che attraversano il cuore.
Un altro punto cardine della canzone è racchiuso nelle onomatopee. Il suono “pa pa pa” viene interpretato come un flashback .Qui diventano protagonisti i ricordi della Libia e della cosiddetta “war zone”, zona di guerra… Ma questo appartiene ormai al passato. Infatti, l’artista si rivolge alle madri dicendo loro che non devono più piangere perché adesso i loro figli “sono safe”, sono al sicuro.
Il brano, sesto pubblicato da Mos GhettoBaby, è disponibile sui social.
(foto: Mos GhettoBaby)
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