“Neet or Need”, Giambusso (Giosef): partire dal dialogo e dai bisogni dei giovani

Seconda tappa del progetto “Neet or Need”, ieri, presso i locali della Biblioteca comunale di Siracusa, con gli studenti della classe IV As dell’istituto “Einaudi”. E’ stata affrontata la problematica dei cosiddetti “Neet”, acronimo di “Not in Education, Employment or Training”, cioè quei giovani tra i 15 ed i 35 anni che  non sono iscritti a scuola né all’università,  non lavorano e non seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale.  Un fenomeno del quale l’Italia detiene il primato e che non risparmia, purtroppo, il nostro territorio. Un problema, insomma, che deve essere affrontato nella maniera più adeguata e dinnanzi al quale, come sostiene Lorenzo Floresta, del Giosef Italy, “Istituzioni e associazioni devono unirsi per generare interventi strutturali e diversificati che possano prevenire l’esclusione sociale dei giovani o fronteggiare la scarsa fiducia nel proprio futuro.” A promuovere il progetto “Neet or Need”, in alternanza scuola-lavoro con l’Einaudi, è il Giosef che nasce, proprio, con l’obiettivo di realizzare attività e progetti in favore della gioventù, creando opportunità e favorendo iniziative che stimolino la partecipazione giovanile, sia a livello locale che europeo. “Occorre partire dal dialogo e dai bisogni dei giovani” – ha detto Giulia Giambusso, presidente di Giosef Siracusa, spiegando che “il luogo scelto è stata la Biblioteca della città, scelta non casuale, quale luogo della lettura e della cultura, luogo della città spesso dimenticato dai giovani e che desideriamo vivere e riscoprire””. L’incontro ha visto la partecipazione dell’Unione degli Studenti che, nelle parole di Arianna Castronovo, rappresentate dell’esecutivo regionale, ha posto l’accento sulle cause che determinano la crescita del fenomeno. “I Neet” – ha spiegato – “si trovano dinnanzi prospettive lavorative disastrose: lavori precari, lavori con orari disumani, a cui sono sconosciuti giorni festivi”. Sotto accusa anche il sistema scolastico, “che non favorisce il reinserimento, che non favorisce la socialità e l’aggregazione all’interno delle nostre scuole”. “Anzi, tramite valutazioni numeriche e spietate e bocciature” – ha sottolineato la rappresentante dell’UDS – “creano divari fra ‘bravi’ e ‘cattivi’ e con lezioni frontali e che prescindono dal reale coinvolgimento della classe, che non risultano stimolanti per gli studenti e le studentesse”. Gli studenti della IV As, che hanno seguito con attenzione i temi affrontati, dovranno, adesso, predisporre un elaborato dove, partendo dalla lettura del fenomeno, proporranno le proprie idee ed aspirazioni.

(foto: l’incontro con gli studenti)