
L’attuale codice civile non tiene conto dell’importanza fondamentale che alcuni beni, indipendentemente dall’essere pubblici o privati, rivestono per la collettività. I fiumi, i laghi, l’aria, l’acqua, le coste, i parchi naturali, le foreste, la fauna, la flora… esprimono beni che non possono essere sottratti ad alcuni per offrirli ad altri. Sono beni che vanno garantiti a tutta la collettività perché “esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo delle persone e dei quali, perciò, la legge deve garantire in ogni caso la fruizione collettiva, diretta e da parte di tutti, anche in favore delle generazioni future”. A tal proposito nel 2007 il governo nazionale istituì una Commissione, presieduta da Stefano Rodotà, con l’incarico di redigere un disegno legge per l’introduzione nel codice civile del Bene Comune. Nella proposta i Beni Comuni furono descritti come beni che assolvono oggettivamente a una funzione sociale anche se appartengono a privati. Caduto il governo, il disegno legge non fu esaminato da nessun parlamento, e da allora non se ne fece più nulla.
Un lavoro così importante non può cadere nell’oblio. Dopo la morte di Rodotà alcuni giuristi di quella Commissione, tra cui il vicepresidente Ugo Mattei, nell’ottobre 2018 hanno costituito il Comitato Popolare Difesa Beni Pubblici e Comuni, con lo scopo di presentare una nuova proposta legge che contenga quella a suo tempo esitata dalla Commissione Rodotà. L’8 febbraio 2019 è iniziata la raccolta delle firme, che deve concludersi entro 6 mesi con l’acquisizione di almeno 50.000 firme. Di tale raccolta localmente si fanno carico i Comitati territoriali, organizzati a Siracusa dall’associazione Lealtà e Condivisione. La nuova proposta legge è sostenuta da Natura Sicula, con raccolta firme in occasione delle prossime attività.
(Fabio Morreale, presidente Natura Sicula onlus)