Etna. Sabbia vulcanica, protesta di cinque sindaci. Rivendicano leggi ed agevolazioni speciali

“Siamo allo stremo: per colpa della cenere rischiamo il dissesto finanziario e quindi di non poter più neanche erogare servizi essenziali ai nostri concittadini: scuole, trasporti, assistenza sociale”.

Sono disperati i sindaci di cinque comuni etnei, Angelo D’Anna (Giarre), Salvatore Russo (Zafferana Etnea), Salvatore Greco (Santa Venerina), Giuseppe Maria Nicotra (Sant’Alfio) ed  Alfio Cosentino (Milo), che rivendicano il riconoscimento di “Comuni vulcanici”.

I cinque primi cittadini, questa mattina a Milo, hanno convocato la stampa ed hanno inscenato una protesta, sfilandosi la fascia tricolore.

A Palermo e Roma chiedono leggi ed agevolazioni speciali a beneficio di amministrazioni comunali, imprese e cittadini, ormai da sette mesi, alle prese con la sabbia lavica.

Qualcosa è arrivato nelle casse dei Comuni, ma è servito per coprire le spese fino al mese di maggio e il fenomeno parossistico dell’Etna, invece, non accenna a placarsi.

A Milo, questa mattina, c’era anche il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo che, ancora una volta ha chiamato in causa il governo Musumeci, invitandolo a recuperare nelle pieghe del Bilancio, le risorse finanziarie per aiutare i Comuni.

Al governo centrale, torna a chiedere la dichiarazione dello stato di calamità per l’emergenza cenere sull’Etna o, almeno, la riapertura dello stato di mobilitazione, “inspiegabilmente fermo al primo luglio”.

In sede di discussione di Bilancio regionale, il Pd aveva proposto un emendamento, poi bocciato sia in Commissione che in Aula, che stanziava 5 milioni per le spese affrontate dai Comuni, per la raccolta e lo smaltimento della sabbia lavica.

(foto: la conferenza stampa dei cinque sindaci. A destra l’intervento di A. Barbagallo)

© Riproduzione riservata