Dopo i “morti spalmati” dello scorso mese di marzo, che ha fatto tremare la sanità siciliana, oggi il nuovo scandalo, stavolta nel settore trasporto pubblico, con l’inchiesta sull’Azienda Siciliana Trasporti, società interamente partecipata della Regione.
Per le opposizioni “di fronte a questo ennesimo affronto e a fatti di una gravità estrema, il presidente della Regione Musumeci si deve dimettere”. Così scrive il segretario del Partito Democratico Siciliano, Anthony Barbagallo.

“Sono emersi, da quanto si legge, fatti corruttivi gravi che riguardano” – prosegue – “non soltanto le assunzioni di personale non necessario pilotate in base a logiche politiche, ma anche una gestione eccentrica degli appalti da parte di un direttore generale che usava l’Ast ‘come se fosse cosa propria’”.
Complessivamente sono 16 le persone indagate nell’inchiesta per corruzione e truffa che ha travolto la società partecipata della Regione Siciliana, con il direttore generale dell’azienda finito ai domiciliari.
“Di fronte allo scempio morale di un’azienda utilizzata come bancomat per assunzioni e clientele” – domanda l’on. Claudio Fava – “ci chiediamo quale attività di controllo sia stata messa in campo dagli assessorati competenti in questi anni”.
Il presidente della Commissione Antimafia dell’Ars ritiene più che mai necessaria una “bonifica morale profonda che non può essere delegata al lavoro della magistratura”, e chiede se la Regione stia monitorando quanto avviene nella gestione delle altre società partecipate.
“Un ceto politico, qualunque sia la sua collocazione politica” – scrive nella nota – “ripiegato solo sulla ricerca del consenso è una zavorra della quale” – chiosa Fava – “i siciliani si devono liberare. Prima che sia troppo tardi”.
Secondo il Nucleo di polizia economico-finanziaria – Gruppo tutela spesa pubblica della Guardia di Finanza di Palermo, l’Ast sarebbe stata gestita in maniera “superficiale e privatistica”.
(foto: immagine Guardia di Finanza)
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