
“ Sull’incendio del 5 luglio scorso all’impianto di stoccaggio ECOMAC di Augusta la Procura sta indagando. Tra l’altro, dovrà stabilire se esso è stato doloso o colposo. Essendosi verificato a distanza di soli tre anni dal primo, c’è il terrore e il sospetto che possa ripetersi. Detto ciò ci chiediamo se siano state rispettate le 45 prescrizioni che, in seno all’autorizzazione rilasciata il 9 ottobre 2020 (D.D.S. n. 1092), il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti aveva imposto alla Ecomac quali condizioni per il regolare esercizio dell’impianto di trattamento rifiuti.
Lo chiedemmo tre anni fa, lo ribadiamo adesso. Sul rispetto delle norme avrebbe dovuto vigilare il Libero Consorzio di Siracusa. Tra i rifiuti che la Ecomac stoccava figurano carta, plastiche, ma anche rifiuti pericolosi come toner, elettroliti di batterie e accumulatori apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi, tubi fluorescenti e altri componenti contenenti mercurio.
Tutti materiali altamente infiammabili, che imponevano l’attuazione di una serie di accorgimenti volti a scongiurare il pericolo incendio. Un dettagliato elenco di limiti e misure di sicurezza era imposto per ridurre al minimo il rischio incendio: tettoie per lo stoccaggio dei rifiuti, divisione in settori, cartelloni identificativi, piani di emergenza e rigide distanze di sicurezza, ecc.
Pertanto alla Ecomac era stato imposto di dotare di copertura con tettoia e di setti divisori le aree esterne destinate allo stoccaggio dei rifiuti (R13), limitando a 3 m l’altezza dei cumuli di rifiuti e dei setti.
Ci auguriamo che il lavoro della Procura faccia chiarezza sul rispetto delle prescrizioni, ma anche sulle cause, sui controlli, e sui responsabili di questo evento la cui nube tossica ha avvelenato l’aria, l’acqua e il suolo di nove centri abitati”. (Fabio Morreale – Natura Sicula)
(foto: archivio siracusa2000)
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