Il “Pesce d’Aprile”? No, quest’anno non ce la sentiamo di scherzare. Lo rimandiamo al 2021!

Oggi è il primo aprile, giornata che, da quindici anni su queste pagine ma da oltre un quarto di secolo anche su altri media, siamo soliti dedicare al “Pesce d’Aprile”, cioè alla notizia burla, frutto di assoluta fantasia, che pubblichiamo, per giocare con i nostri lettori e che, puntualmente, smentiamo il giorno dopo. Una tradizione che tutti i giornali del mondo hanno sempre rispettato e onorato che, però, negli ultimi anni è andata, purtroppo, scomparendo, mortificata ed affossata dall’avvento delle cosiddette “fake news”, cioè quelle notizie false che girano sulla rete tutti i giorni dell’anno, dietro le quali si celano, quasi sempre, altri interessi ed obiettivi. Nulla a che vedere con la buona fede e lo spirito goliardico che ha sempre caratterizzato, invece, il “Pesce d’Aprile”. Per il 2020 avevamo preparato, con abbondante anticipo, tre “articoli burla” tra i quali, come è nostra abitudine, qualche giorno prima della fatidica data del 1 Aprile, avremmo dovuto scegliere il “Pesce d’Aprile”. La situazione, a Siracusa come in Italia e nel mondo, però, è drammaticamente precipitata, stiamo combattendo tutti una guerra contro un nemico invisibile ma pericolosissimo. Stiamo vivendo da settimane una esperienza surreale, rinchiusi nelle nostre case, isolati financo da parenti più cari e più stretti e, soprattutto, stiamo piangendo migliaia e migliaia di vittime innocenti (quasi 12.500 l’ultimo aggiornamento), uccise da un virus del quale non si è ancora capito quale sia stata la reale origine. Forse abbiamo riscoperto l’unione familiare, l’intimità delle nostre case, ma abbiamo scoperto anche la paura, il terrore di ritrovarci da un momento all’altro sui letti della Rianimazione, come migliaia di Italiani di ogni fascia anagrafica, sociale, culturale, politica e professionale. Quelle facce di estrema sofferenza che ci mostrano tutti i giorni i telegiornali, quel “bollettino di guerra” della Protezione civile che, ogni sera ci riferisce i numeri drammatici delle vittime, sono la fotografia di una Italia che mai avremmo voluto vedere e vivere. Dinnanzi a tanto strazio, a tante lacrime, a tante vite sacrificate, con quale animo, con quale faccia, avremmo potuto pubblicare oggi un “Pesce d’Aprile” da condividere con i nostri lettori!? Ciò che vogliamo, invece, condividere con i nostri lettori e, anche e soprattutto, con la comunità siracusana e con l’Italia intera, è la speranza che questo incubo possa finire al più presto e che si possa tutti tornare alle proprie vite, alle proprie abitudini, alle proprie libertà, e perché no, ai propri difetti. Avremmo voluto tanto che questa maledetta pandemia fosse stata un “Pesce d’Aprile” e non una bomba che ci è esplosa addosso, senza essere nemmeno riusciti a capire chi è stato a farla brillare. Questo, ne siamo convinti, sarà un mistero che nessuno mai ci svelerà.

(foto: repertorio internet)