Sicilia in “zona bianca” ma il covid gira ancora … più che altrove. Non dimentichiamolo!

Ultima giornata di restrizioni anti covid anche per la Sicilia che, domani, si sveglierà in “zona bianca” anche se,  bisogna tenere presente che il rischio contagio c’è ancora e che la nostra regione, ormai da diversi giorni, detiene il primato per numero di nuovi casi.

E’ vero che la curva dei contagi è in calo, ma è dovuto alla diminuzione dei tamponi eseguiti e, in ogni caso, il rapporto tra i due fattori, è decisamente elevato in proporzione alle altre regioni italiane in “zona bianca”.

C’è da tenere bene gli occhi aperti e tenere alta la guardia perché, d’ora in avanti, tutto dipenderà solo dal cittadino, dal senso di responsabilità e dalla maturità del singolo.

Il governo ci sta impartendo le regole e ci sta ammonendo a stare attenti, il resto dobbiamo farlo tutti noi.

Avete presente quei cartelli di pericolo che si mettono nelle spiagge inquinate, dove sta scritto “divieto di balneazione”? Se uno fa il bagno in quelle acque e poi, si prende una brutta infezione virale, non potrà chiamare in causa nessuno, ma dovrà prendersela con se stesso, perché ha fatto di testa propria infischiandosene del divieto.

Qui potrebbe succedere un pò la stessa cosa: si stanno togliendo le restrizioni (anche perchè la gente non ne poteva più!) ma la situazione di pericolo rimane.

Rimane sugli autobus e sui treni, rimane nelle piazze, rimane nei mercatini, nei locali, rimane negli uffici e rimane nelle spiagge, dove oggi, viste le temperature sahariane, ci riverseremo un po’ tutti e dove, specie nei casi di spazi limitati, mantenere il distanziamento fisico sarà pura teoria.

Quindi facciamo tesoro delle misure di sicurezza perché è, certamente, meglio peccare di eccesso di prudenza che di leggerezza.

Se a qualcuno, poi, fosse sfuggito, ricordiamoci che sui due piatti della bilancia ci sono, da un lato, l’economia ( che deve andare avanti altrimenti è la fine!) e, dall’altro, la vita di ciascuno di noi.

E su questo sarebbe opportuna qualche breve ma attenta riflessione anche perché, come ci insegna la storia, quando si è in guerra il sacrificio del soldato diventa un fatto di ordinaria amministrazione, giacchè conta di più salvare la patria.

E qui è innegabile che si sta combattendo una guerra, non ci sono le bombe nè la contraerea, ma di soldati sui campi di battaglia ne stiamo vedendo a decine di migliaia, quindi è opportuno che la bilancia la si mantenga in equilibrio, senza farla pendere né da una parte e né dall’altra.

Facciamo in modo, insomma, che la “zona bianca” non diventi sinonimo di “bandiera bianca” per noi tutti ma, al contrario, sia il segnale di una rinascita collettiva, economica in primis, senza dimenticarci della vaccinazione, l’altra arma di cui disponiamo per chiudere questa brutta partita ed uscire dall’incubo.

(fotocopertina: repertorio internet)

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