
Eccomi qui. Non l’ho voluto. E’ capitato. Ma nulla capita per caso. E così ho deciso che, quanto meno, fosse arrivato il momento di mettere il naso dove prima non avevo mai osato.
E non certo per indifferenza, quanto per la profonda convinzione che l’amministrazione della giustizia e l’amministrazione di chi se ne occupa, ossia dei giudici, fossero cose ben diverse e che richiedessero “competenze” altrettanto diverse.
La prima, l’amministrazione della giustizia, la conoscenza della legge, la seconda, l’amministrazione dei giudici, la conoscenza delle persone che contano.
A questa età (55 anni non ancora suonati), dopo tutta questa esperienza (nominata con dm 8 luglio 1994), e, soprattutto, dopo i noti fatti del “palamaragate”, con la possibilità accordata dalla riforma, seppur minima, del sistema elettorale per il Csm, voglio cambiare idea.
Anche per amministrare i giudici deve poter non servire altro che la conoscenza della legge.
Come me, tanti ormai si si augurano che siano finiti i tempi delle correnti.
Il cammino sembra ancora arduo e votare per una perfetta sconosciuta che ha l’unico merito di avere sempre lavorato, disinteressandosi delle questioni di palazzo, può sembrare inutile. Ovviamente non lo è secondo me. Ci deve pur essere un inizio.
E l’inizio può essere ora.

Sono nata a Bologna nel 1967, laurea a Bologna 1991 (110 e lode), concorso in Magistratura maggio 1992, il concorso che tutti ricordiamo, 20,21,22 maggio 1992, per aver dato simbolicamente l’ultimo saluto alla dottoressa Francesca Morvillo (17 amministrativo, 16 penale, 12 civile ahimè), Dm nomina 8 luglio 1994, Uditorato a Bologna.
Primo incarico 1995 Siracusa, dove sono rimasta svolgendo tutte le funzioni, eccetto quelli requirenti. Non ho mai pensato di lasciare la Sicilia, terra che amo profondamente con tutte le sue contraddizioni, nonostante i carichi di lavoro siano stati, soprattutto nei primi anni, ben oltre la soglia del concetto di esigibilità, comunque inteso.
Giudice tribunale penale (con grande soddisfazione avendo potuto constatare che qui si viola qualunque norma del codice penale).
Giudice corte di assise (maxi processo alla mafia di Vittoria, più di 100 imputati più di 100 imputazioni, celebrato in meno di un anno, sentenza depositata nel termine di 90 giorni).
Gip/Gup e come Gip ho emesso l’ordinanza di custodia cautelare nel procedimento “Mar Rosso”, per lo sversamento in mare di mercurio proveniente dalla zona industriale, dove iniziò ad emergere la figura dell’avvocato Piero Amara, poi grande amico del dottor Palamara.
Giudice civile (moltissime sentenze di separazione e divorzio soprattutto consensuali a seguito di convocazione dei coniugi).
E, infine, magistrato di sorveglianza. Sono stata a capo del mio ufficio per ben 8 anni, fino all’arrivo di un collega più anziano.
Continuo a svolgere il mio lavoro non solo sui fascicoli, ma anche attraverso il contatto diretto con tutti i soggetti a vario titolo interessati.
Ho rinunciato a presentare domanda per la nomina del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catania, nonostante la pluriennale esperienza, sapendo di non avere alcuna concreta probabilità di esito favorevole per la mancanza di qualsiasi referente.
Sono orgogliosa di essere il magistrato che sono: attenta alle persone prima che alle carte, esigente non solo con me, ma anche con la cancelleria che ormai è rassegnata ad assecondarmi, aperta al dialogo con gli avvocati, felice di svolgere questo lavoro.
Ho due figli, un cane un gatto e una bella casa vicino il mare.
Quanto al programma elettorale che mi propongo di realizzare, posso solo dire che condivido appieno sia il sistema del sorteggio temperato che quello della rotazione negli uffici direttivi.
L’ordinamento giudiziario, a mio modo di vedere, dovrebbe essere materia di interesse e di studio durante l’intera vita professionale del magistrato, così da garantire a tutti noi una concreta preparazione sul punto e una reale possibilità di accesso consapevole agli uffici direttivi.
La necessità di determinare i c.d. carichi esigibili è ormai stringente, data l’inadempienza che si protrae da anni, ora più che mai per porre argine alla nozione vaga di “risultato atteso”, affidata alla discrezionalità, non meglio regolamentata, del capo dell’ufficio.
Per il resto, se avrò l’onore di essere eletta, continuerò a svolgere le funzioni consiliari come ho svolto fino ad ora il lavoro di giudice nel mio ufficio, rispondendo solo alla legge e alla mia coscienza, fedele alla Costituzione sulla quale tutti abbiamo giurato.
Buon lavoro a tutti
(dott.ssa Monica Marchionni, candidata sorteggiata ex lege – Lista Giudici Collegio 4, Elezioni CSM)
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