Tornano le Province? Quando si tratta di creare posti di lavoro … la politica è d’accordo!

Che la soppressione delle Province fosse stata una scelta scellerata lo si era capito già dal febbraio 2013 quando, cioè, la Sicilia, sempre ultima praticamente in tutto, era stata, invece, la prima a legiferare in tal senso.

Lo avevano capito subito i lavoratori dei quegli Enti intermedi, ai quali sono stati fatti vivere mesi ed anni di preoccupazioni e mortificazioni, dal punto di vista professionale, per via della mancanza di certezze nei pagamenti degli stipendi e per il rischio di trasferimenti o, peggio, di licenziamenti.

Lo avevano capito subito le comunità dei nove territori, spogliate di un Ente che faceva da guida per programmazione ed investimenti, e che si sono ritrovate con infrastrutture ammalorate, scuole sgarrupate e servizi ridotti al lumicino per mancanza di risorse finanziarie.

Lo avevano capito le categorie produttive, private di quel volano, indispensabile per lo sviluppo e per l’economia, che le Province hanno sempre rappresentato.

Gli unici a non averlo capito, a conti fatti, sono stati i politici, i governi regionali che, sull’argomento hanno litigato per quasi un decennio, presentando e ritirando disegni di legge in base ai “capricci” tra i partiti, annunciando e rinviando le elezioni, rimanendo sordi e ciechi dinnanzi al decadimento e all’impoverimento dei territori.

Probabilmente, i tempi non erano ancora maturi per determinate scelte. Adesso, tra riforme istituzionali, riduzioni del numero dei parlamentari, personaggi di spicco rimasti a spasso in quanto bocciati dagli elettori, c’è la necessità di creare nuova occupazione, nuovi posti di lavoro.

Ci sono, insomma, centinaia di ex lavoratori della politica, che non possono accedere ai benefici del Reddito di Cittadinanza, da ricollocare al più presto e così, da più parti, si riconosce l’utilità delle Province e se ne invoca il ritorno con le elezioni di primo livello.

Visti i presupposti, una legge di ripristino, se non incontrerà ostacoli a Roma, probabilmente, arriverà nei primissimi mesi del prossimo anno, se non addirittura con il panettone, a Natale.

Tra maggio e giugno,, si tornerà a votare per presidenti e consiglieri provinciali che, sotto l’aspetto “occupazionale”, rappresentano una consistente boccata di ossigeno per la categoria, con almeno 500 posti di lavoro.

Poi bisognerà scegliere gli assessori, che saranno nominati dai vari presidenti, i vari assessori, a loro volta, nomineranno i vari consulenti … e la macchina amministrativa ripartirà!

Ben venga tutto ciò, purché ci si ricordi, almeno, dei cittadini, dei disabili che necessitano di assistenza, degli studenti che necessitano di scuole sicure, della viabilità quasi da ricostruire.

Speriamo, insomma, che ci si ricordi che i trasferimenti statali e regionali (che torneranno ad arrivare) dovranno servire per i servizi e non solo per le retribuzioni del personale politico!

(foto: archivio siracusa2000)

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