
Ormai è cosa assodata che “non ci sono più le piogge di una volta” e così, ogniqualvolta Giove pluvio dà sfogo alle sue ire, ci ritroviamo con le città sommerse dall’acqua e, dopo alcune decine di minuti di pioggia battente, eccoci lì a fare la conta dei danni.
Ne sanno qualcosa i proprietari di quelle auto parcheggiate in via Calabria, che sono state letteralmente coperte dai massi del muro di recinzione (in verità fatiscente da tempo!) della ex casa di riposo “Madonna delle Grazie”, ne sanno qualcosa quei ragazzi che hanno lasciato i motorini parcheggiati vicino al liceo Corbino e li hanno ripresi … sommersi dall’acqua, ne sanno qualcosa quelle famiglie che, alla Borgata Santa Lucia, si sono ritrovate con le abitazioni allagate.

E ne sanno qualcosa, soprattutto, al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco dove, ad ogni temporale, i centralini vanno in tilt per le tante telefonate e richieste di aiuto.
Nulla di nuovo sotto il sole (ovviamente… si fa per dire!), perché si tratta di situazioni che ormai, con i cambiamenti climatici, sono diventate una regola anche dalle nostre parti e con le quali dobbiamo abituarci a convivere.
E’ chiaro, però, che, in quanto ad interventi strutturali in materia di contenimento del rischio allagamenti, nella nostra città non siamo certo all’eccellenza, anzi tutt’altro, e non è, certo, sufficiente la semplice pulizia delle caditoie che, evidentemente, non riescono a contenere l’enorme quantità di acqua che viene giù.
In via Bengasi, per esempio, sono almeno 20 anni che, quando piove in maniera insistente, l’acqua supera il metro di altezza, sommergendo le automobili ed invadendo le attività commerciali che vi operano.
Eppure di interventi annunciati come risolutivi, in via Bengasi, nel corso degli anni ne abbiamo visti parecchi ma, evidentemente, sono stati studiati male, considerato che il problema sussiste.
Parlare del Villaggio Miano ci sembra, addirittura, superfluo perché gli allagamenti di quel quartiere sono, ormai, entrati nella leggenda, quasi come il mito di Aretusa.

Dare la colpa solo alla tropicalizzazione del clima ci sembra, comunque, il solito giochetto, tanto caro alla politica, dello scaricabarile, anche perché questa è la città dove le buche, invece, di sistemarle, le “mettiamo in sicurezza” lasciandole per mesi con quattro tondini in ferro e il nastro biancorosso e poco importa se la buca è al centro della strada, come in via Unità d’Italia!
Insomma, da una vita, ogniqualvolta piove ce la prendiamo col governo e se si allagano le strade a Siracusa con chi ce la dobbiamo prendere?! Con i marziani!?
(fotocopertina: il muro crollato in via Calabria)
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